L’indice di sazietà è un concetto relativamente nuovo. Non è stato ancora ben definito e forse non ha rilevanza scientifica. Ma se una dieta ha un effetto saziante e quindi soddisfaciente ha più possiblità di successo. Chi si accinge a correggere la propria alimentazione ha più possibilità di riuscita se è soddisfatto dai cibi che consuma.
Il sovrappeso e l’obesità, con tutti i problemi relativi, sono diventati una fastidiosa preoccupazione per la sanità del mondo industrializzato. Di conseguenza hanno avuto origine numerosi metodi e strategie finalizzati a contenere gli inconvenienti provocati dalla copiosa offerta di cibo dell’opulenta società occidentale.
Molte indicazioni e scoperte derivanti dagli studi sulla nutrizione hanno contribuito a conoscere e trattare questo argomento con migliore cognizione di causa. Nella complessa e abbondante quantità di informazioni è spesso necessario distinguere tra le notizie utili e attendibili da quelle che, al contrario, sono fasulle. Per riuscire in questo intento occorre basarsi sull’evidenza scientifica. In altre parole, per esprimere un parere bisogna avere il consenso della scienza.
Ho fatto questa premessa perché non ho il materiale bibliografico scientifico sufficiente da poter suffragare completamente il concetto di indice di sazietà. Però l’argomento mi ha molto incuriosito e ritengo utile fare alcune considerazioni che potrebbero essere di aiuto a chi legge questi articoli.
Molto spesso il termine dieta è accostato ad una situazione di ristrettezza alimentare. Un regime che prevede una serie di privazioni difficili da sostenere. Ogni pasto è visto come una prova di forza di volontà contro l’appetito incombente. Pertanto, la considerazione dell’indice di sazietà degli alimenti è sicuramente un fattore rilevante. Affinché una corretta alimentazione sia applicata e mantenuta. La possibilità di successo della dieta è direttamente proporzionale alla soddisfazione saziante dei pasti e ai risultati che si ottengono riguardo la forma fisica (perdita di grasso/aumento di massa muscolare).
Già negli anni ottanta a livello universitario si accennava alle caratteristiche sazianti del cibo. Senza però ottenere dei risultati chiari e standardizzati in modo da avere delle certezze. Per quanto mi risulta, l’attuale bibliografia scientifica è abbastanza esigua. Il motivo credo possa essere nelle numerose variabili soggettive esistenti.
I siti internet che ho consultato al tag “indice di sazietà” forniscono alcune informazioni. Esibiscono tabelle con la graduatoria degli alimenti associati ai propri valori di sazietà. In alcuni casi si utilizza un indice numerico entro valori da 1 a 5 come nel seguente sito: http://www.cibo360.it/alimentazione/dietologia/dieta_ideale/indice_sazieta.htm.
Altri costruiscono le tabelle con la quantità calorica saziante dei vari cibi. Ossia quante calorie di un certo alimento sono necessarie per saziare?
Un ulteriore modo per redigere le liste è la quantità saziante consultabile al seguente indirizzo: http://www.albanesi.it/Alimentazione/sazieta.htm.
Nei siti stranieri con altri termini (fullness factor, satiety index) si possono trovare differenti informazioni. E’ interessante un lavoro scientifico del 1995 di S.H.Holt (A satiety index of common foods. Holt SH, Miller JC, Petocz P, Farmakalidis E.) riscontrabile in rete. In esso è calcolato il satiety index mediante l’applicazione di un protocollo che prevede il consumo di alimenti fino a sazietà.
Detto questo, cercando di fare ordine fra le informazioni a disposizione, ricordo il discorso già fatto in altri articoli di questo blog riguardanti la grelina. Questa sostanza è secreta dallo
stomaco vuoto. Segnala all’ipotalamo la necessità di mangiare (centro della fame). Questo fenomeno concorda con cibi considerati sazianti per il loro volume, il loro alto contenuto in fibra e bassa densità calorica. E’ il caso di verdura e frutta e di pasta, riso e pane integrali.
Per concludere sottolineo che una dieta deve essere soddisfacente per chi la segue, pena il suo insuccesso. Quindi, considerare la componente saziante, lo ritengo doveroso. Oltre che per caratteristiche oggettive anche per le proprietà soggettive legate al gusto e alle abitudini e necessità da valutare caso per caso.
Titolo della foto in alto: “aragoste” Autore: Gianni Chiaramonti